Friday, February 26, 2016

Giochiamoooooo

Sei bella

Acqua e sapone

Petaloso

Perché ti amo troppo

F. Manelli

Ho capito che puoi scrivergli tutte le più belle parole del mondo, dedicargli canzoni meravigliose, riempirlo di attenzioni, cedergli l’ultimo pezzo di torta, guardarlo con gli occhi teneri, farti bella o farlo ingelosire, ma non cambi le cose. Arrivati ad un certo punto, devi metterti in testa, che se non gli sei entrata nel cuore, è inutile star li a illuderti; Non puoi cambiare le cose.

F. Maneli

Ignori

Petaloso

Thursday, February 25, 2016

Parcheggio

A volte.......

Uomini

I re di Roma

Mura domestiche


Mura domestiche - racconto breve erotico

Elena sta lavando i piatti. Sembra spensierata. La schiuma profumata al limone deterge con efficacia. L’acqua calda porta via lo sporco. Spot pubblicitario ripetuto nella vita. Reclàmme domestica. Ogni tanto le scappa dalla labbra un accenno di canzone. Mugugnìo musicale.

Fuori dalla porta l’uomo si guarda intorno. Il corridoio del condominio è deserto. Gli appartamenti hanno occhi chiusi sul mondo. Davanti a se una porta. Chiusa anch’essa. L’uomo srotola il passamontagna nero che tiene in mano. Un’ultima occhiata in giro. Nessuno. Lo indossa e gira piano la maniglia. La porta si apre silenziosa su un salotto ben arredato. Divani, tv, libreria, qualche pianta. Dalla cucina proviene uno sciacquio e un canto sommesso.

L’uomo chiude piano la porta. Non fa rumore. Un passo dopo l’altro, piano, si avvicina alla porta della cucina. Elena dà le spalle alla porta. E all’uomo. Lui si avvicina piano. All’improvviso lei sente i peli sulla nuca rizzarsi. Istinto animalesco. Pericolo! Elena cerca di voltarsi ma l’uomo l’afferra. Una mano sulla bocca. Una mano intorno alla vita. Elena si lascia sfuggire il piatto che teneva in mano, che si infrange nel lavello. Bolle e schegge. L’uomo la trascina via con le mani ancora imbrattate di schiuma. L’acqua scorre.

Elena tenta di liberarsi, urla. Grido soffocato, morsa d’acciaio. Niente. Non ce la fa. L’uomo si guarda veloce intorno, poi imbocca il corridoio, trascinando Elena verso la camera da letto. La mano dalla vita è scesa verso il basso ventre. Verso l’inguine. La tuta di Elena è fatta per la casa. Comoda, lasca. Lui infila la mano nell’elastico. Sente gli slip. Tanga di pizzo. Bene.

Lei urla sempre più piano. Le manca il fiato. Sviene quasi. Sono in camera. Zitta, dice lui, o ti ammazzo come una cagna. È un sibilo ma Elena rimane immobile come tramortita da un pugno nello stomaco..

La mano di lui si sposta dalla bocca e scende. Sotto la maglietta. Sul seno. Destro. È morbido il seno di Elena. Ha una deliziosa curva e una soda pienezza. Un capezzolo fiero che guarda il mondo altezzoso. Ora nelle mani dell’uomo che lo stringe e lo pizzica, mantiene a fatica quel cipiglio.

Elena sente l’uomo che si sta eccitando. Sente le sue mani su di lei. Si trattiene dall’urlare ancora.

L’uomo la spinge con forza sul letto. Prona. Le sfila i pantaloni. Zitta, ordina ancora. Le alza la maglietta e le annusa la pelle della schiena. Poi si avvicina alle natiche. Lana morbida e caldo fiato. Elena sente che lui sta armeggiando con la cintura, poi i calzoni. Li sfila. In un attimo è sopra di lei. Le strappa il tanga. Elena sente il respiro di lui che accelera. Anche il suo. Si afferra al copriletto estivo. Illusione di sicurezza.

L’uomo si sdrai su di lei. La penetra. Con violenza. Lei stringe più forte il tessuto. Schiaccia il viso sul letto. Lui si dimena sopra di lei. Mormora e grugnisce. Spinge. Ancora. Poi con un rantolo gutturale emette un ultimo gemito. Elena lo sente venirle dentro.

L’uomo si alza, afferra i pantaloni di Elena e si pulisce. Poi si riveste. Calmo. Lei è ancora sdraiata sul letto sgualcito. Nuda.

L’uomo la osserva per un attimo, poi esce dalla camera da letto. In corridoio sente che l’acqua del lavello sta ancora scorrendo. Va in cucina e la chiude. Un ultima occhiata al soggiorno. Apre la porta dell’appartamento e sta per uscire, quando sente la voce di Elena dalla camera da letto: ci vediamo martedì prossimo!

Sei proprio una puttana, mormora lui. Scuote la testa. Chiude la porta poi. Se ne va.


Renziate

Dedica

Incazzati

Vendesi

Vodafone

La cosa più bella

Era la cosa più bella e pulita che avessi mai provato nella mia vita. Sai cosa significa trovarti davanti a una persona e renderti conto che da quel momento in poi nessun’altra potrà più contare allo stesso modo per te?
Giorgio Faletti

Wednesday, February 24, 2016

Chiacchiere

Dormire

Alcuni pensano che sia il sesso o il bacio la prova d'amore. Dormire abbracciati è la vera prova d'amore. Puoi fare tutto il resto con chiunque, ma riesci a dormire serena solo quando ti senti a casa e protetta tra le braccia dell'uomo che ami e che ti ama.

Davide Capelli

Incidente

Palloncini

Palloncini

Cherry Vanilla febbraio 2005

Palloncini

Cherry Vanilla febbraio 24, 2016 Racconto pubblicato nelle categorie: Uncategorized

La festa di mio figlio è finita, un vero e proprio tragico successone che non vedevo l’ora che finisse. Gli invitati, nani malefici accompagnati da madri starnazzanti, se ne sono andati dopo aver fatto un gran casino, dal quale ho cercato di farmi coinvolgere il meno possibile. Sono arrivato in fondo a questa cosa demenziale soltanto grazie ai palloncini. Nuvole tonde e colorate che mi hanno portato via dalla noia e mi hanno dato più di un brivido. Eccoli, rimbalzano ancora in giro mentre mia moglie riordina, altri sono solo brandelli scoppiati rimasti sul pavimento.
Qualche ora fa, mia moglie accostava la sua bocca all’apertura di uno di quei palloncini, era arancione mi ricordo, quell’apertura che sembra un buco di culo, e lei ci appoggiava le labbra sovrappensiero. La guardavo, guardavo il suo petto gonfiarsi per raccogliere l’aria necessaria e poi il suono: quel suono celestiale del palloncino che si gonfia, che si dilata come un seno pieno di latte, mentre la persona che lo sta gonfiando perde ossigeno per qualche secondo. Ho pensato che non fosse una bella idea spiegarle il perché della mia improvvisa erezione, la festa sarebbe iniziata fra un’ora scarsa e non mi avrebbe comunque dato retta. Lei ha annodato il palloncino e ne ha preso un altro, stavolta rosa, accostandovi le labbra con la stessa noncuranza. Mi era già capitato di eccitarmi alla vista di questi oggetti festosi, ma ero un ragazzino e col passare degli anni non ci ho più fatto caso; le poche volte che ci ho ripensato ho attribuito la cosa alla tempesta ormonale dell’adolescenza. A quel punto l’imboccatura del palloncino che stava gonfiando le è scivolata dalle labbra con un suono come di una pernacchia, ha riso, un po’ di saliva le luccicava sul mento. Il cazzo mi pulsava nei pantaloni e la situazione era così assurda che mi scappava da ridere, così mi sono messo a ridere con lei. Sono uscito dal salotto quand’ecco l’idea geniale: ho deciso di aspettare qualche minuto in cucina, mi sono versato un bicchier d’acqua, l’erezione non accennava a scendere. Non saranno passati neanche cinque minuti e sono rientrato in salotto; c’era un bel mucchio di palloncini sul divano, sopra il tappeto. Lei era di spalle, ne stava aprendo una nuova confezione. Prima di perdermi nella visione del suo culo fasciato nella gonna rosa, tanto simile al palloncino che stava gonfiando poco fa, ne ho preso uno senza farmi vedere e sono scappato in bagno. Mi mancava il respiro da quanto ero eccitato. Come un bambino che non sa cosa sta facendo, ho iniziato a strofinarmi il palloncino contro il cazzo, pensando a lei, completamente nuda, addosso solo un paio di mutandine rosa, che lo cavalcava ridendo. Mi sono tirato fuori il cazzo e ho iniziato a strusciarlo e spingerlo contro quella pelle di gomma, ripetendo ossessivamente quella scena nella mia testa. Immaginare il contrasto fra il calore della sua fica e la sensazione artificiale del palloncino mi faceva impazzire. Ho iniziato a menarmelo forte, il palloncino appoggiato sul cesso, la sua superficie rosa semitrasparente come una faccia senza tratti, cancellata dalla mia libidine. Sto per venire, mi sego sempre più velocemente su quella faccia senza tratti, morbida come un paio di collant su cosce sintetiche, una pelle perfetta piena di niente, rosa, un palloncino fra le cosce di mia moglie, rosa, come le sue mutandine calde e bagnate, spingo forte come se mi stessi scopando quell’ammasso di aria e di nulla. Esplodo. Scoppia.
Brandelli di plastica e del mio desiderio gocciolano insieme alla mia sborra sul pavimento, sulla lavatrice, sulle piastrelle delle pareti. Mi sento liberato, svuotato…sgonfiato.

Gli invitati, nani malefici accompagnati da madri starnazzanti, se ne sono andati dopo aver fatto un gran casino, dal quale ho cercato di farmi coinvolgere il meno possibile. Sono arrivato in fondo a questa cosa demenziale soltanto grazie ai palloncini. Nuvole tonde e colorate che mi hanno portato via dalla noia e mi hanno dato più di un brivido. Eccoli, rimbalzano ancora in giro mentre mia moglie riordina, altri sono solo brandelli scoppiati rimasti sul pavimento.
Qualche ora fa, mia moglie accostava la sua bocca all’apertura di uno di quei palloncini, era arancione mi ricordo, quell’apertura che sembra un buco di culo, e lei ci appoggiava le labbra sovrappensiero. La guardavo, guardavo il suo petto gonfiarsi per raccogliere l’aria necessaria e poi il suono: quel suono celestiale del palloncino che si gonfia, che si dilata come un seno pieno di latte, mentre la persona che lo sta gonfiando perde ossigeno per qualche secondo. Ho pensato che non fosse una bella idea spiegarle il perché della mia improvvisa erezione, la festa sarebbe iniziata fra un’ora scarsa e non mi avrebbe comunque dato retta. Lei ha annodato il palloncino e ne ha preso un altro, stavolta rosa, accostandovi le labbra con la stessa noncuranza. Mi era già capitato di eccitarmi alla vista di questi oggetti festosi, ma ero un ragazzino e col passare degli anni non ci ho più fatto caso; le poche volte che ci ho ripensato ho attribuito la cosa alla tempesta ormonale dell’adolescenza. A quel punto l’imboccatura del palloncino che stava gonfiando le è scivolata dalle labbra con un suono come di una pernacchia, ha riso, un po’ di saliva le luccicava sul mento. Il cazzo mi pulsava nei pantaloni e la situazione era così assurda che mi scappava da ridere, così mi sono messo a ridere con lei. Sono uscito dal salotto quand’ecco l’idea geniale: ho deciso di aspettare qualche minuto in cucina, mi sono versato un bicchier d’acqua, l’erezione non accennava a scendere. Non saranno passati neanche cinque minuti e sono rientrato in salotto; c’era un bel mucchio di palloncini sul divano, sopra il tappeto. Lei era di spalle, ne stava aprendo una nuova confezione. Prima di perdermi nella visione del suo culo fasciato nella gonna rosa, tanto simile al palloncino che stava gonfiando poco fa, ne ho preso uno senza farmi vedere e sono scappato in bagno. Mi mancava il respiro da quanto ero eccitato. Come un bambino che non sa cosa sta facendo, ho iniziato a strofinarmi il palloncino contro il cazzo, pensando a lei, completamente nuda, addosso solo un paio di mutandine rosa, che lo cavalcava ridendo. Mi sono tirato fuori il cazzo e ho iniziato a strusciarlo e spingerlo contro quella pelle di gomma, ripetendo ossessivamente quella scena nella mia testa. Immaginare il contrasto fra il calore della sua fica e la sensazione artificiale del palloncino mi faceva impazzire. Ho iniziato a menarmelo forte, il palloncino appoggiato sul cesso, la sua superficie rosa semitrasparente come una faccia senza tratti, cancellata dalla mia libidine. Sto per venire, mi sego sempre più velocemente su quella faccia senza tratti, morbida come un paio di collant su cosce sintetiche, una pelle perfetta piena di niente, rosa, un palloncino fra le cosce di mia moglie, rosa, come le sue mutandine calde e bagnate, spingo forte come se mi stessi scopando quell’ammasso di aria e di nulla. Esplodo. Scoppia.
Brandelli di plastica e del mio desiderio gocciolano insieme alla mia sborra sul pavimento, sulla lavatrice, sulle piastrelle delle pareti. Mi sento liberato, svuotato…sgonfiato.

Sito

La principessa

Meta

Osho Rajeneesh

Fondamentalmente c'é un'unica paura: la paura di perdere se stessi. Può essere paura della morte o paura dell'amore, ma è la stessa paura. Hai paura di perdere te stesso. E la cosa strana è che solo chi non ha se stesso ha paura di perdere se stesso.

Osho Rajeneesh

Dieta

Tuesday, February 23, 2016

Gelosia

Ti aspettavo da sempre

Antifurto

Mari

A. Merini

Spesso ripeto sottovoce
che si deve vivere di ricordi solo
quando mi sono rimasti pochi giorni.
Quello che e’ passato
e’ come se non ci fosse mai stato.
Il passato e’ un laccio che
stringe la gola alla mia mente
e toglie energie per affrontare il mio presente.
Il passato e’ solo fumo
di chi non ha vissuto.
Quello che ho gia’ visto
non conta piu’ niente.
Il passato ed il futuro
non sono realta’ ma solo effimere illusioni.
Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacche’ non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.”

— A. Merini

I raggi rossi di un sole ancora incerto si facevano strada tra le stecche delle persiane.

I raggi rossi di un sole ancora incerto si facevano strada tra le stecche delle persiane. Scorreva la luce sui pochi mobili, sopra ai quali erano sparsi gli indumenti del giorno prima, e sul muro, che sarebbe stato da tinteggiare ma aspettiamo l’estate, che il lavoro viene meglio.

Dalla sua posizione l’uomo percepiva senza vederli tutti i piccoli particolari di quella mattina di primavera. Il suono smorzato delle auto lungo la strada oltre il giardino, il canto degli uccelli. Voci.

La sua attenzione era rapita dal panorama meraviglioso della schiena nuda di lei, stesa sulle lenzuola sgualcite dalla notte appena trascorsa, i cuscini gettati di lato. Lei si sollevò porgendogli le natiche calde e morbide. Gli si offriva con tutta la sonnacchiosa voluttà del mattino.

Lui si abbassò per baciarle la curva della schiena bianca, poi continuò baciandola delicatamente fino alle cosce morbide.

La sua lingua iniziò a sfiorarla. Sempre più audacemente la lingua di lui danzò intorno all'ano di lei, che godeva di quell'inusuale gioco.

Lui non si fermò. Proseguì nella sua discesa verso l'intimità di lei, che trovò grondante per il piacere atteso. Vi affondo la bocca. Lecco e succhiò.

Con una mano la teneva stretta. Con l’altra le afferrava i seni, stringendo tra le dita i capezzoli eccitati. A volte quella mano audace aiutava la lingua, dandole altro piacere quando sfiorava il clitoride o massaggiava l’ano.

Sentiva l’orgasmo che si stava avvicinando ma a lui quel gioco piaceva troppo per farlo terminare subito. Rallentò il ritmo. Si scostò baciandole le gambe.

Finalmente il piacere di lei alla arrivò, lento e immenso come un'onda del porto.

Soddisfatto come un leone che alzi la testa dalla carcassa della sua preda, con le fauci lorde di sangue, lui scosto la bocca fradicia dell'orgasmo di lei.

Trovò ancora il panorama familiare di prima, ma come dopo una tempesta.

La schiena inarcata non più distesa. Il letto ancora più sgualcito. Lei con la testa tra le mani mentre ansimava.

Lui non aspettò oltre. La tenne ferma, la penetrò. Si trovò immerso in un’ondata di calore, che lo fece eccitare ancora di più. Affogò in lei., che rispose con gemiti e parole, senza negarsi, senza allontanarlo. Era con lui in quel loro angolo di inaspettato paradiso, che si erano regalati.

Quando anche in lui esplose il piacere, lei lo seguì. Di nuovo.

Rivestendosi, si scambiarono sguardi complici, pieni delle parole che si dicono quando ancora l’odore dell’amore riempie la stanza.

Lui la guardò. Ci rivedremo questa notte? Oppure mi userai quel dolce dolore: la separazione?

Sai che non posso. Non possiamo. Addio.

Si salutarono con un lieve bacio. Ognuno tornò sulla sua strada.

Persone

Per restare insieme

L'intesa

Puoi

Apertura

Monday, February 22, 2016

Tutto ebbe inizio con un semplice "Ciao"

Tutto ebbe inizio con un semplice "Ciao" detto da un ragazzo che fino ad allora non conoscevo. 19 anni lui e 15 anni io. Coi giorni iniziammo a parlare e a conoscerci. Era, ed è ancora, un ragazzo gentilissimo e davvero molto bello! 
Una sera, un suo messaggio, mi lasciò un po' perplessa 
"Domani ti va di vedere un film insieme? Tanto non ho nessuno in casa fino ad una certa ora". 
Mi sembrava comunque una proposta carina, quindi risposi con un sincero "Sì."
Il giorno dell'appuntamento, se così possiamo chiamarlo, passò a prendermi vicino casa, ci presentammo con un bacio sulla guancia e ci incamminammo verso casa sua. Non abitava molto lontano. Durante il viaggio, nessun silenzio imbarazzante, anzi, parlammo per tutto il tempo. Arrivammo casa sua, aprì il portone e mi fece entrare. Dopodiché posò il giubbotto, le chiavi, il portafoglio e successivamente ci spostammo nel salotto. Un salotto molto accogliente, grande, luminoso e con un divano che sembrava molto comodo. Mi disse di accomodarmi e, dopo aver scelto il film si accomodò accanto a me. Tra noi due una "distanza di sicurezza" per così dire. Iniziò il film, e lui non mi toglieva gli occhi di dosso, ma io facevo finta di nulla. Parlavamo, ma io non staccavo gli occhi dal film, non lo guardavo mai negli occhi. 
"Sbaglio o quando parli con qualcuno sei una di quelle persone che non guarda negli occhi?" chiese.
"Sbagli" risposi, guardandolo. 
"E se provassi a darti un bacio?" il bacio non si chiede caro!
"Per ora continuiamo a parlare e a guardare il film" risposi e sorrisi maliziosamente. 
I grandi amori non si baciano subito. Ma io, che accettai di andare a casa sua dopo averci parlato per una settimana, non potevo certo essere la donna della sua vita. 
"E adesso?" chiese, dopo un po'.
"Prova" risposi.
"E se poi ti scansi?"
"Prova" risposi con tono più deciso.
Appoggiò una mano sul mio collo e piano piano avvicinò le sue labbra alle mie. Ci baciammo a lungo.
Ad un certo punto però squillò il suo telefono, mi staccai controvoglia dalle sua labbra così che potesse rispondere. 
"Era mia madre, mi ha detto di iniziare già a preparare la cena perché lei ritarderà un po' ad arrivare." 
"Nessun problema, tolgo subito il disturbo." risposi.
"Ma quale disturbo? Ti riaccompagno io a casa in macchina, non ti lascio da sola, fuori è già buio." 
[...]
Dopo quella prima "uscita", arrivò la seconda, questa volta a casa mia, dato che non avevo nessuno in casa. Arrivò davanti casa mia un po' in anticipo, ma poco importava. Appena entrò fece un complimento sull'arredamento della casa e si tolse il giubbotto. Ci accomodammo sul divano e iniziammo a parlare. Con una scusa banale si avvicinò a me e, dopo un po', iniziammo a baciarci. Inaspettatamente, mi prese la mano e me la spostò verso i suoi jeans, ma io non feci nulla. Lasciò passare un po' di tempo e lo rifece. Iniziai a darmi da fare. Sbottonai i suoi jeans e il suo sesso era già duro, continuai quindi con dei movimenti lenti su e giù.
Ad un certo punto lo guardai negli occhi, sorrisi maliziosamente e raccolsi i miei capelli in una coda. Mi misi in ginocchio davanti a lui e iniziai a giocare con la lingua sulla cappella, per poi salivare bene tutta l'asta e per poi prenderlo in bocca. 
"Sto per venire! Chiudiamo in bellezza?" che simpaticone.
"No", risposi.
Staccai lentamente la bocca dal suo sesso e continuai a segarlo fino a farlo venire. 
Mi chiese dove si trovasse il bagno e appena ritornò mi diede un bacio sul collo.
"Adesso devo andare, è già ora di cena, i miei mi staranno aspettando"
"Va bene, ci sentiamo dopo", risposi.
Da quella volta, iniziò la mia "preliminari amicizia" con lui, e dico così perché "tromba amicizia" non era, dato che non arrivavamo mai al sesso. Questo perché io non volevo, come ho già detto nell'altro racconto, ci tenevo che, almeno la prima volta, fosse speciale. E io, di farlo con lui, non me la sentivo proprio. Sperimentavamo cose nuove e io imparai a conoscere meglio il mio corpo. Lui non voleva impegnarsi in una relazione con me e me andava bene così. 
A quest'età, secondo me, queste sono relazioni fattibili. Considero questo tipo di relazioni esperienze. A volte va così. A volte si prova dell'attrazione ma non si ama. A volte non scatta quel qualcosa in più. Non pensiate però, che in questo tipo di relazioni non ci sia un corteggiamento tra i due, o che si arrivi subito al dunque. Tra i due c'è rispetto, non ci si salta addosso dopo due secondi. Sono solo due persone che in quel momento si trovano piacevoli ma non abbastanza da costruire qualcosa di serio. E quando hai avuto una storia che ti ha distrutto, quando vuoi prenderti un po' di tempo per te, quando non puoi amare, avere un amico del genere non è poi così male. 
È stato gioco, un bel gioco, ma poi basta, abbiamo deciso di smettere. Finiscono anche questo tipo di relazioni.
A volte uno dei due vuole l'amore e allora interrompe. A volte uno vuole i baci della mattina e se ne va. A volte uno dei due si innamora dell'altro. 
Siamo comunque rimasti buoni amici, ci vogliamo bene, e io, con lui, sono anche cresciuta un po'.

Mio signore amato,

Mio signore amato,

non aver paura, non muoverti, resta in silenzio, nessuno ci vedrà. Rimani così, ti voglio guardare, io ti ho guardato tanto ma non eri per me, adesso sei per me, non avvicinarti, ti prego, resta come sei, abbiamo una notte per noi, e io voglio guardarti, non ti ho mai visto così, il tuo corpo per me, la tua pelle, chiudi gli occhi, e accarezzati, ti prego, non aprire gli occhi se puoi, e accarezzati, sono così belle le tue mani, le ho sognate tante volte e adesso le voglio vedere, mi piace vederle sulla tua pelle, così, ti prego continua, non aprire gli occhi, io sono qui, nessuno ci può vedere e io sono vicina a te, accarezzati signore amato mio, accarezza il tuo sesso, ti prego, piano, è bella la tua mano sul tuo sesso, non smettere, a me piace guardarla e guardarti, signore amato mio, non aprire gli occhi, non ancora, non devi aver paura son vicina a te, mi senti? sono qui, ti posso sfiorare, è seta questa, la senti? è la seta del mio vestito, non aprire gli occhi e avrai la mia pelle, avrai le mie labbra, quando ti toccherò per la prima volta sarà con le mie labbra, tu non saprai dove, a un certo punto sentirai il calore delle mie labbra, addosso, non puoi sapere dove se non apri gli occhi, non aprirli, sentirai la mia bocca dove non sai, d’improvviso, forse sarà nei tuoi occhi, appoggerò la mia bocca sulle palpebre e le ciglia, sentirai il calore entrare nella tua testa, e le mie labbra nei tuoi occhi, dentro, o forse sarà sul tuo sesso, appoggerò le mie labbra, laggiù, e le schiuderò scendendo a poco a poco, lascerò che il tuo sesso schiuda la mia bocca, entrando tra le mie labbra, e spingendo la mia lingua, la mia saliva scenderà lungo tua pelle fin nella tua mano, il mio bacio e la tua mano, uno dentro l’altra, sul tuo sesso, finché alla fine ti bacerò sul cuore, perché ti voglio, morderò la pelle che batte sul tuo cuore, perché ti voglio, e con il cuore tra le mie labbra tu sarai mio, davvero, con la mia bocca nel cuore tu sarai mio, per sempre, se non mi credi apri gli occhi signore amato mio e guardami, sono io, chi potrà mai cancellare questo istante che accade, e questo mio corpo senza più seta, le tue mani che lo toccano, i tuoi occhi che lo guardano, le tue dita nel mio sesso, la tua lingua sulle mie labbra, tu che scivoli sotto di me, prendi i miei fianchi, mi sollevi, mi lasci scivolare sul tuo sesso, piano, chi potrà cancellare questo, tu dentro di me a muoverti adagio, le tue mani sul mio volto, le tue dita nella mia bocca, il piacere nei tuoi occhi, la tua voce, ti muovi adagio ma fino a farmi male, il mio piacere, la mia voce, il mio corpo sul tuo, la tua schiena che mi solleva, le tue braccia che non mi lasciano andare, i colpi dentro di me, è violenza dolce, vedo i tuoi occhi cercare nei miei, vogliono sapere fino a dove farmi male, fino a dove vuoi, signore amato mio, non c’è fine, non finirà, lo vedi? nessuno potrà cancellare questo istante che accade, per sempre getterai la testa all’indietro, gridando, per sempre chiuderò gli occhi staccando le lacrime dalle mie ciglia, la mia voce dentro la tua, la tua violenza a tenermi stretta, non c’è più tempo per fuggire e forza per resistere, doveva essere questo istante, e questo istante è, credimi, signore amato mio, quest’istante sarà, da adesso in poi, sarà, fino alla fine, noi non ci vedremo più, signore,quel che era per noi, l’abbiamo fatto, e voi lo sapete. Credetemi: l’abbiamo fatto per sempre.Serbate la vostra vita al riparo da me. E non esitate un attimo, se sarà utile alla vostra felicità, a dimenticare questa donna che ora vi dice, senza rimpianto, addio.

Droga

Mamma

La Nonnina

La storia dei due vasi

LA STORIA DEI DUE VASI CINESI
Una anziana donna cinese possedeva due grandi vasi, appesi alle estremità di un lungo bastone che portava bilanciandolo sul collo.
Uno dei due vasi aveva una crepa, mentre l'altro era intero. Così alla fine del lungo tragitto dalla fonte a casa, il vaso intero arrivava sempre pieno, mentre quello con la crepa arrivava sempre mezzo vuoto.
Per oltre due anni, ogni giorno l'anziana donna riportò a casa sempre un vaso e mezzo di acqua.
Ovviamente il vaso intero era fiero di se stesso, mentre il vaso rotto si vergognava terribilmente della sua imperfezione e di riuscire a svolgere solo metà del suo compito. Dopo due anni, finalmente trovò il coraggio di parlare con l'anziana donna, e dalla sua estremità del bastone le disse: "Mi vergogno di me stesso, perché la mia crepa ti fa portare a casa solo metà dell'acqua che prendi".
L'anziana donna sorrise "Hai notato che sul tuo lato della strada ci sono sempre dei fiori, mentre non ci sono sull'altro lato? Questo perché solo dal tuo lato c'è la crepa e disperdi un pò d'acqua, io ho piantato dei semi di fiori lungo la strada. Così ogni giorno, tornando a casa, tu innaffi i fiori.
Per due anni io ho potuto raccogliere dei fiori che hanno rallegrato la mia casa e la mia tavola. Se tu non fossi così come sei, non avrei mai avuto la loro bellezza a rallegrare la mia vita".
Ciascuno di noi ha il suo lato debole. Ma sono le crepe e le imperfezioni che ciascuno di noi ha che rendono la nostra vita insieme interessante e degna di essere vissuta.
Devi solo essere capace di prendere ciascuna persona per quello che è scoprendo il suo lato positivo.
Un abbraccio a tutti coloro che si sentono un vaso rotto, e ricordatevi di godere del profumo dei fiori sul vostro lato della strada!

Viva l'italia